Sambuca di Sicilia

La Tomba della Regina a Monte Adranone

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Il Sito archeologico di Monte Adranone sorge a circa 7 km da Sambuca di Sicilia, ridente cittadina in provincia di Agrigento.
L’antica Adranon, dal nome del dio Adrano, menzionata da Diodoro Siculo fu un insediamento greco-punico, riconoscibile nelle aree sacre, nell’impianto urbano e nelle opere di difesa, conquistata successivamente da Cartagine e infine distrutta da Roma nel III sec. a.C.

La città si estendeva verso nord-est con l’acropoli, e degradava a sud-ovest in terrazzi abitati e terminava a sud, con la necropoli, area che attualmente corrisponde all’ingresso per la zona archeologica.

Il culto del dio Adrano si può far risalire al periodo sicano, identificato col dio greco Efeso, con la personificazione del monte Etna o ancora come padre dei Palici, coppia di divinità gemelle ctonie sicule ( secondo la mitologia, i gemelli erano la personificazione di due sorgenti solforoso-termali, i cui fenomeni, oggi cessati, furono descritti in passato da Diodoro Siculo, Tommaso Fazzello e Adolf Holm).

Il suo culto era diffuso in tutta l’isola, si presume in particolar modo anche nel suddetto villaggio di Adranon.
I primi scavi risalgono al 1968, promossi da Ernesto De Miro e continuati da Graziella Fiorentini. Da allora alcune campagne hanno portato alla luce la necropoli, la poderosa cinta muraria e vasti settori della città e dell’area suburbana, in gran parte ancora inesplorata. Il perimetro della città è costituito da una possente cinta muraria, a valle, di circa 5 chilometri, che circoscrive l’area delle due colline su cui si estende l’intero abitato. Due gli accessi principali, conservati sul lato settentrionale e su quello meridionale.

Gli scavi nella necropoli (a sud) hanno rivelato l’esistenza di sepolture distinguibili per tipologia e per tempo, in tombe a camera ipogeica, riferibili al VI-V secolo avanti Cristo, tombe a cassa con pareti costruite in marna e semplici sepolture a terra, del periodo ellenistico sovrapposte a quelle più antiche. Tra queste, la più importante, considerata tra le più interessanti tombe a camera della Sicilia è la tomba della Regina, costruita in conci squadrati in tufo, che definiscono una camera ipogeica lunga oltre due metri, con una copertura a falsa volta ed apertura preceduta da una breve “domos”.

Nell’area archeologica sono visibili un grandioso edificio a pianta rettangolare, con un vasto cortile al centro, intorno al quale si dispongono regolarmente,  circa trenta ambienti principali, mentre il cortile era originariamente pavimentato con lastre di pietra locale, sotto il cui livello affiorano in vari punti i resti delle strutture precedenti e alcuni ambienti di case del V secolo avanti Cristo.

Ancora il santuario delle divinità ctonie e la grande porta di accesso (sud) fiancheggiata da torrioni. Ci sono, poi, il santuario punico sotto l’acropoli e un grande edificio a pianta rettangolare, i magazzini sotto l’acropoli, aperti su un piazzale dove sono state rinvenute circa duecento monete in massima parte siculo-puniche.

L’acropoli si raggiunge attraversando la porta che si apre nella relativa cinta muraria delimitata da due torrette quadrangolari. Nell’area sono stati rinvenuti diversi importanti reperti custoditi all’interno del Museo Archeologico di Palazzo Panitteri, a Sambuca, istituito nel 2013, già esposti nell’Antiquarium dell’ex Monastero di Santa Caterina, mentre altri resti fanno parte delle collezioni del Museo Salinas di Palermo e del Museo Pietro Griffo di Agrigento.

Dall’interno di una tomba ipogeica è venuta fuori un’idria attica a figure rosse,, oltre ad una padella bronzea con un bel  manico raffigurante un “kouros”, che fu esposta in una mostra, “I fenici” del 1988, curata dall’archeologo Sabatino Moscati, studioso del mondo fenicio e punico. Fra i pezzi esposti figura anche una brocchetta in bronzo di produzione etrusca.

Reperti di Adranone, il colino bronzeo, lo strigile bronzeo, l’anfora e l’olpe bronzea sono stati esposti ad una mostra al National Museum di Pechino, in Cina, nel 2006, nella sezione “Continente Sicilia: 5000 anni di storia”, a cura dell’assessorato regionale ai Beni Culturali.

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