Jazz in Sicilia
Prime fasi di diffusione in Italia
La diffusione della musica jazz in Sicilia è un fenomeno affascinante che unisce l’anima antica dell’isola con le sonorità moderne di uno dei generi musicali più influenti del XX secolo.
Se il jazz nasce negli Stati Uniti, è vero che a dare un grande contributo al nascente genere musicale fu Nick La Rocca, figlio di siciliani (il padre, Girolamo La Rocca, era di Salaparuta, e la madre, Vita De Nina, proveniva da Poggioreale).
Il 26 febbraio del 1917 Nick La Rocca incise Livery Stable Blues (“il blues della scuderia dei cavalli”), che è considerato il primo disco di jazz.
Il nuovo genere musicale veniva chiamato inizialmente “Jass”, ma tale parola si prestava a scherni in quanto “ass” in inglese indica il fondoschiena.
Nel 1918 La Rocca sostituì la parola “jass” in “jazz” nel nome della sua formazione, essendo di fatto il primo ad utilizzare il nuovo termine.
Il Jazz in Italia negli anni ’20 e ’30
Il primo assaggio di Jazz in Italia si ebbe quando un gruppo di cantanti e ballerini “creoli”, annunciati come i “creatori del cakewalk” si esibirono all’Eden Theater di Milano nel 1904.
Nel dicembre del 1917, si annota l’esibizione di un certo pianista americano, Griffith sergente dei marines, con una grossa orchestra allo YMCA, in via Francesco Crispi, di Roma. Tra i musicisti di quell’orchestra c’era un giovanissimo banjoista, Vittorio Spina, probabilmente il primo italiano a suonare la nuova musica americana in Italia, o comunque il primo di cui si abbia conoscenza.
Il Mirador, soprannome di Arturo Agazzi, introduce ufficialmente il jazz a Milano nel 1919, portando nei tabarin il banjo, la tromba, il sax e la batteria.
Tra gli gli anni ’20 e ’30, il jazz iniziava a farsi conoscere in tutta Italia, grazie alle orchestre americane (Louis Armstrong fece la prima delle sue tree tournée in Italia nel 1935).
Durante il periodo tra le due guerre mondiali l’Italia ha visto una crescente popolarità del jazz, soprattutto attraverso i vinili importati e le performance delle orchestre nei club e nelle sale da ballo.
Le prime vere e proprie orchestre jazz italiane, si formarono negli anni ’30 da musicisti come Arturo Agazzi con la sua Syncopated Orchestra e Carlo Andreis con il suo Quartetto Andreis (CETRA, 1937-1941), riscuotendo un immediato successo.
Nonostante l’osteggiamento del regime fascista, che vedeva il jazz come musica “degenerata” e “straniera”, il genere ha continuato a diffondersi grazie alla resistenza culturale e all’interesse per le nuove forme artistiche.
Il Dopoguerra e gli Anni ’50 e ’60
Nel dopoguerra, anche la Sicilia sembra mostrare interesse per la cultura americana, compreso il jazz.
Le truppe americane che avevano occupato Palermo dal 1943, trasmettevano jazz dagli studi EIAR di piazza Bellini.
Gli Hot Club Jazz sono stati importantissimi per la diffusione del jazz in Italia. Nel 1947 venne creato il primo Hot Club Jazz a Palermo durato fino al 1953 a causa di una serie di discordie tra i suoi componenti.
Nel febbraio del 1956 si svolse all’Hidalgo Moka di Palermo una jam-session a cui parteciparono, venuti appositamente da Roma, Nunzio Rotondo alla tromba, Sandro Serra al sax tenore, Tonino Ferrelli al contrabbasso, Pepito Pignatelli alla batteria, Enzo Randisi (per sostituire Umberto Cesari) al pianoforte.
In generale, negli anni ’50 il jazz palermitano era molto di nicchie ed i pochi 78 giri di musica jazz disponibili a Palermo erano preda di collezionisti.
Il primo a tenere un concerto jazz a Palermo è Claudio Lo Cascio (classe 1934), pianista, compositore, arrangiatore, didatta, organizzatore, e considerato il padre nobile del jazz in Sicilia.
Nel 1958 tiene due concerti jazz in un conservatorio di musica palermitano.
Nello stesso anno sperimentava il jazz basato su temi folkloristici siciliani, svedesi, sardi.
Nel 1961 attraverso l’opuscolo “il jazz nelle scuole” è il primo e l’unico in Europa (ed inizialmente deriso) ad enunciare la possibilità di utilizzare in chiave jazzistica temi del folklore musicale italiano ed europeo (si senta “Oleodotti a Sud Est 1975).
Nel 1962, tra i primissimi in Italia, realizza un’esperienza di third stream music col “New Jazz Quartet” assieme ai solisti dell’”Orchestra Sinfonica dell’EAOSS”.
I Festival Jazz e la Crescita della Scena Locale Siciliana
Dal 1970 al 1972 si svolgono tre edizioni del “Palermo Pop” un festival di musica folk, rock e jazz.
Nel 1970 si esibirono alla stadio La Favorita artisti come Aretha Franklin, Duke Ellington, Kenny Clarke, Tony Scott, Brian Auger, Johnny Hallyday, gli Ekseption ed Arthur Brown, gli italiani Little Tony e i Ricchi e Poveri, le isolane Rosa Balistreri e Giuni Russo nonché gli jugoslavi Dubrovački trubaduri.
Nel 1971 al Parco della Favorita si esibirono tra gli altri, Manfred Mann’s Earth Band, The Pretty Things, Colosseum e soprattutto i Black Sabbath.
Nel 1973, presso la borgata marinara dell’Arenella, si esibirono Mungo Jerry e Rare Bird; tra gli italiani Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme e i Delirium.
Nel 1974, Ignazio Garsia, idea un gruppo di ottoni, il Brass Group, che con il tempo diventerà una fondazione ed una delle maggiori realtà musicali italiane nonché l’unico ente italiano di produzione di musica jazz.
Nel 1976, Claudio Lo Cascio recupera un’antica villa del 1700 palermitano, Villa Pantelleria, che fino al 1990 diventa la sede del “Centro Django Reinhardt”, un centro culturale interdisciplinare in cui il jazz ha una collocazione paritaria con la musica sinfonica, lirica, elettronica e folk.
Dal 1983 si svolge a Catania il “Catania Jazz” che includerà con il passare del tempo anche stagioni estive ed edizioni speciali, vedendo la partecipazioni di artisti del calibro di Tyner, Coleman, Gillespie, Shorter, Pastorius.
Nel 1985, il Duo “Diego Spitaleri – Giuseppe Costa” e
“Cinzia Spata Unit, con Riccardo Randisi, Filippo Rizzo, Paolo Mappa” sono tra i 35 gruppi selezionati alla Coppa del Jazz 1985, concorso radiofonico organizzato dalla Rai ed in onda su RaiSteroUno dal maggio all’ottobre 1985.
Negli anni ’80, si tengono alcune edizioni del Palermo Jazz Festival. Nel 1986 si esibiscono artisti del calbro di Miles Davis, Herbie Hancock, Pat Metheny e Wayne Shorter.
Nel 1987 i Queen Yahna & Spirit 87.
Dal 1985 al 1987, il jazz a Catania raddoppia i festival e si svolge anche il Sicilia Jazz Estate.
Questi eventi non solo hanno portato il jazz internazionale sull’isola, ma hanno anche dato visibilità ai talenti locali, incoraggiando la formazione di nuove generazioni di musicisti jazz siciliani.
Jazz e Tradizione Siciliana
Una caratteristica unica della diffusione del jazz in Sicilia è la sua interazione con la tradizione musicale locale. Molti musicisti siciliani hanno iniziato a fondere il jazz con elementi della musica popolare siciliana, creando un suono unico che riflette la ricca eredità culturale dell’isola. Questo sincretismo musicale ha portato a progetti innovativi e alla creazione di una scena jazz vibrante e distintiva.
La Scena Jazz Contemporanea
Oggi, la scena jazz in Sicilia continua a prosperare, con una varietà di club, ristoranti e spazi culturali che ospitano performance regolari. Le istituzioni musicali e le scuole di musica nell’isola offrono programmi dedicati al jazz, contribuendo a formare nuovi talenti. I festival jazz siciliani continuano ad attirare un pubblico internazionale, consolidando la reputazione della Sicilia come importante polo del jazz nel Mediterraneo.
Tra le città che ospitano rassegne o locali specializzati in musica jazz, vi sono Palermo, Catania, Marsala, Zafferana Etnea, Taormina, Sciacca, Castellammare del Golfo.
La diffusione del jazz in Sicilia è un esempio affascinante di come un genere musicale possa adattarsi e crescere in un contesto culturale diverso, arricchendolo e trasformandolo nel processo. La Sicilia, con la sua storia e la sua cultura uniche, ha abbracciato il jazz, facendolo diventare parte integrante della sua identità musicale.