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Realmonte

La leggenda di lu Zitu e la Zita, amanti uniti nella morte

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La storia racconta di due giovani, Rosalia, figlia di un ricco signore di Realmonte, e Peppe, un giovane di umili origini. I due ragazzi si incontrarono un giorno per caso, quando Rosalia tornava dalla passeggiata quotidiana, in compagnia della sua governante e Peppe trasportava un sacco pieno di fave.

due si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra. Ma come in tutte le storie che si rispettano, il loro amore fu subito ostacolato dal padre di Rosalia, che non voleva per la figlia un povero operaio come marito.

Sconsolata per non poter vivere pienamente quell’amore amore, Rosalia iniziò a non toccare più cibo né acqua e lentamente iniziò a deperire. A quel punto il padre consultò un medico, il quale disse che la ragazza era malata di ‘tristezza’ e ordinò delle lunghe passeggiate all’aria aperta che divennero quindi occasione d’incontro fra Peppe e Rosalia

Questo però non sfuggì all’occhio malevolo e invidioso della vecchia governante, che raccontò tutto al padre della fanciulla.

Furente per l’inganno, il padre decise allora di rinchiudere Rosalia in un monastero sperduto lontano da Realmonte per porre fine a quell’amore.

Ma, Rosalia riuscì a fuggire da casa e raccontò tutto a Peppe. I due amanti, afflitti e sconsolati, presero la più drammatica e dolorosa scelta: se non potevano vivere insieme, sarebbero morti insieme “uniti per la vita e per la morte”.

A questo punto la storia diverge. Alcuni dicono che i due ragazzi si siano arrampicati in cima alla Scala dei Turchi, altri che abbiamo raggiunto la poco distante scogliera di Capo Rossello; comunque sia, l’epilogo è lo stesso e Rosalia e Peppe si sono lanciati nel vuoto, precipitando a picco in mare, mano nella mano.

Si narra che, alcuni anni dopo, proprio nel punto esatto dove i due giovani rinunciarono alla vita, spuntarono due scogli legati da una sottile lingua di roccia.

La formazione di pietra è indicata sulle mappe come “scogli Gucciarda”, ma la gente del posto è convinta che si tratti di Rosalia e Peppe e la chiama “U Zitu e a Zita”.

Molti giurano che, nelle notti di luna piena quando il mare è in bonaccia, chi si trova a passare con un’imbarcazione nei pressi può udire la dolce voce di Rosalia che canta una nenia triste su questo sfortunato amore mai vissuto.

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