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Naro

Naro: la bella Barocca agrigentina

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Ovunque è un tripudio di castelli, chiese, palazzi dal gusto barocco, arabo-normanno, Naro è davvero splendida da visitare: dal Castello di Chiaramonte al Duomo Normanno, dal Collegio dei Gesuiti alla gotica Chiesa di Santa Caterina alla barocca chiesa di San Francesco di Assisi.

Il Castello Chiaramontano, dichiarato monumento nazionale già dal 1912, fra l’altro, oltre che per la sua bellezza, l’architettura incantevole, gli affreschi in alcune delle sue volte e pareti, merita una visita per la mostra permanente di abiti e accessori d’epoca.

L’origine del nome Naro, è ancora oggi fonte di discussione: potrebbe derivare dal greco “naron” significa fresco e scorrente, dal ruscello che scorre nelle sue vicinanze, oppure dal fenicio “nahar, fiamma”, o dall’arabo “nahr” , fiume.


È una delle tante città sicule che vantano di essere l’antica Camico, ma una favolosa leggenda vuole Naro fondata da Giganti, primi abitanti dell’isola, (d’altronde la Sicilia secondo il mito era la terra dei Ciclopi!) ipotesi sostenuta da un certo Paolo Castelli e un frate, Fra Salvatore Cappuccino, secondo i quali riportarono la notizia che “…quando si doveva costruire il cappellone, nelle fondamenta della chiesa madre, si rinvenne grande quantità di crani, cannelle, denti ed altre ossa gigantesche”.

Le  origini della città sono preistoriche come dimostrano i resti di insediamenti archeologici del periodo Neolitico e vi si trovano ancora i resti di una necropoli greca e delle catacombe paleocristiane.

Alcuni studiosi la identificano con una colonia dell’antica Gela, Akràgas Ionicum, fondata nel 680 a.C., otto anni dopo la stessa Gela e ben cento anni prima dell’attuale Agrigento,  Akragas Doricum

Durante il periodo romano la città, che probabilmente portava il nome di Carconiana, acquisisce una vocazione agricola che ne caratterizzerà la storia dei secoli successivi.

Il centro urbano conosce un periodo di sviluppo e prosperità grazie la conquista araba avvenuta  ad opera dell’emiro Ibn Hamud nell’839. Proprio gli arabi intuiscono l’importanza strategica del sito, in ottima posizione per sfruttare con l’agricoltura il territorio, controllare le terre circostanti, e ad elevare il paese a centro commerciale poiché lungo la strada di collegamento fra Agrigento e Catania.

La città durante il periodo arabo venne dunque ampliata e fortificata e permise all’emiro Ibn Hamud di resistere ai nemici finchè nel 1086 venne conquistata dai Normanni, dopo quattro mesi di assedio, ben quattordici anni dopo la conquista di Palermo ad opera del Conte Ruggero.

Nel 1233 per concessione dell’imperatore Federico II, Naro godette del privilegio di battere moneta e del titolo di “Fulgentissima”, fortificata da alte mura di cinta che permettevano l’acceso alla città grazie a sette porte, di cui sola la Porta Oro è la sopravvissuta, esempio di architettura medievale arricchita da successivi ritocchi di gusto barocco.

Nel 1366 Federico IV concesse la signoria a Matteo Chiaramonte, al quale dopo soli quattro anni successe Giovanni III di Chiaramonte e nel 1374 Manfredi III della stessa famiglia.

Le chiese costruite in quel periodo sono un tripudio di arte normanna e medievale, con i portali dal bel gusto chiaramontano della Chiesa di San’Agostino e del Castello.

Fino al 1492, anno in cui fu emessa l’ordinanza di bando degli Ebrei dalla Sicilia emanata da Ferdinando II d’Aragona, Naro ospitò una comunità ebraica.

Re Carlo V, nel 1525 concesse alla città la concessione del “mero e misto imperio”, cioè il permesso di esercitare giustizia in modo autonomo per mezzo del suo Vicerè il Duca di Monteleone, privilegio che fino ad allora era stato concesso solo a Palermo e Messina.

 A frenare lo sviluppo economico e demografico fu la peste nella seconda metà del ‘500, ma a partire dal XVII secolo, grazie all’insediamento dei principali ordini monastici, Naro riprese il suo sviluppo, sia dal punto di vista urbanistico sia da quello culturale.

Nel 1619  grazie ai  Gesuiti venne istituito l’Universitas Studiorum Omnium, uno degli Studia pre-universitari più attivi della Sicilia. L’attività che si prolungò fino all’espulsione della Compagnia di Gesù nel 1767.

Il Seicento fu un periodo di splendore e con l’arrivo di diversi ordini monastici la città si arricchì di chiese e monasteri che ancora oggi sono presenti nel tessuto urbano, dalle belle colonne tortili che adornano il portale della chiesa del SS. Salvatore ai palazzi storici.

Alla fine del ‘700 cominciò un lento e inarrestabile processo di decadenza.

Ferdinando IV di Borbone, costituito il Regno delle Due Sicilie, si procedette nel  ad una riforma dell’Amministrazione civile e, pertanto, la Sicilia venne ripartita in sette intendenze, da cui dipendevano i Comuni. Naro, quindi, divenne Comune dell’Intendenza di “Girgenti”.

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