Terre Sicane
Una Perla fra la sabbia : il Giglio di Mare

Una giornata calda e afosa di luglio, il sole alto nel cielo, la distesa d’acqua cristallina davanti agli occhi…un paradiso: il Mar Mediterraneo che costeggia carezzando le coste Siciliane. E poi, voltandosi, fra le dune dorate, in mezzo la sabbia rovente, fra sterpaglie e ciuffetti d’erba selvaggia, si erge candido e niveo un fiore….sembra una perla quasi, d’altronde siamo vicino al mare, ma che fiore è? Un giglio? Possibile mai? E in effetti, il conosciuto e meglio noto Giglio di mare in realtà non è un giglio ma una pianta del genere Pancratium, che trova vita soprattutto nelle coste mediterranee, dalla Sicilia alla Sardegna, dalle Canarie al Marocco alle coste del Portogallo, ma anche in Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, spingendosi grazie alle mareggiate fino alle coste del Mar Morto e del Mar Nero.
Il Pancraticum Marinum, Giglio di mare o Narciso di mare, è caratterizzato da grandi bulbi globosi che crescono sotto la sabbia, grandi foglie verde-azzurro e doppia corolla di petali; la loro fragranza e il dolce odore si diffonde principalmente durante le notti fresche, ammalia come il canto di una sirena, ma…. attenzione ai piccoli semi neri che possono trovarsi ai suoi piedi poiché sono velenosi.
La diffusione di questa pianta è dovuta non solo per impollinazione dovuta al lepidottero chiamato “sfinge del convolvolo” ma anche alla sua particolare disseminazione: i suoi semi spugnosi, una volta sopraggiunte le mareggiate, fluttuando fra le correnti marine, si diffondono lungo le coste sospinte dalle correnti e dalle onde; come in una favola greca, questa pianta delicata ma selvaggia nasconde quasi dei segreti antichi ormai dimenticati.
La sua nascita ha radici mitologiche: il potente dio Zeus, prese con sé il piccolo Heracle per nutrirlo con latte divino e lo unì segretamente al seno della moglie Hera durante il suo sonno. Il piccolo però già dai primi mesi di vita dimostrava vigore e forza: la violenza con la quale morse il seno della dea la fece destare improvvisamente che lo allontanò: da quel gesto improvviso ne uscì fuori uno spruzzo di latte che finì in parte in cielo generando la Via Lattea e un altro sulla terra da cui nacque il Giglio di mare.
A questo punto le leggende e i miti si ampliano e moltiplicano, ma il più bizzarro è quello che vuole la consueta invidia della vanitosissima Afrodite che piena di bile per la bellezza del fiore fece crescere al suo interno i lunghi stami gialli che macchiano le dita.
Se notiamo il suo nome scientifico, Pancratium Matirimum, dal greco pan, “tutto” e cratys “potente” nasconde virtù medicinali e magiche di cui gli antichi si sono serviti, forse proprio a causa della sua nascita divina; può essere utile ricordare che nell’antica Grecia il pankraticon era una disciplina ginnica fondata sul vigore dove si mescolavano pugilato e lotta libera: simbolico se si pensa alla forza di questo sport e la resistenza del fiore.
Ai tempi di Plinio il Vecchio (23–79 d.C.) il nome Pankrátion era stato usato genericamente per descrivere alcune specie vegetali costiere aventi proprietà farmaceutiche soprattutto facoltà lenitive, usata dai marinai per rinfrescare la pelle dalle scottature solari. La radice invece cotta nel grasso e nell’olio era utile nei casi di bruciature di peli e capelli.
Secondo Galeno invece era un rimedio contro la bile nera.
I bellissimi e odorosi fiori dagli appariscenti petali perlacei, sono generati da un bulbo che cresce e trova riparo sotto le dune, ma come tutti i più delicati fiori, se pur selvaggi per natura, il Giglio è una specie protetta, tanto che la sua raccolta è proibita.
Un “omaggio” della natura poco gradito da alcune amministrazioni comunali che, omissive rispetto alla salvaguardia di questa rarità botanica, dispongono ogni estate una indiscriminata pulizia delle spiagge a colpi di mezzi meccanici.
Per questo motivo è nato Natura2000, uno strumento della politica dell’Unione Europea per la custodia della biodiversità. Si tratta di un progetto esteso su tutto il territorio dell’Unione, nato per assicurare la difesa a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari.
Curioso è tutt’oggi il suo utilizzo, sarà perché si è attinto alle vecchie fonti, o alle credenze di natura mitologica – divine, Giglio di Mare è coltivato in serre da laboratorio da alcune moderne case di cosmesi e da esso viene estratto, un principio attivo per la riduzione della pigmentazione della pelle causata da stress e avanzamento dell’età.